Come sfruttare il Coronavirus a fini commerciali, parte 1: Alcuni concetti di base

[NdR: riceviamo e pubblichiamo, con perverso compiacimento]

Buongiorno, cari bloggers. 
Oggi inauguriamo una nuova serie di post, intitolata Come sfruttare il Coronavirus a fini commerciali. Si tratterà in sostanza di tutorials utili a trasformare la vostra azienda dal livello "vendita di stecche di sigarette di contrabbando all'angolo della strada" al livello "potente holding criptofinanziaria" in pochi passi, sfruttando le opportunità commerciali uniche offerte dal contesto micro e macroeconomico attuale.

In questo primo incontro vorrei parlarvi di marketing e pubblicità. 
Se vi è capitato di vedere la TV durante i primi giorni dopo il cosiddetto "lockdown" (un tag geniale per un evento mediatico davvero eclatante), avrete notato lo scollamento prodotto tra le immagini delle pubblicità e il contesto in cui si stava vivendo. Macchine che corrono su strade in luoghi incontaminati, gente felice che si incontra nelle piazze, bambini che corrono, il cielo terso e il senso di libertà. Le pubblicità erano all'improvviso tutte invecchiare nel giro di pochi giorni, anzi poche ore. L'acquirente sentiva un senso di estraneità, quasi di rabbia, verso la rappresentazione di un mondo che non solo non era più in linea con il suo quotidiano, ma gli ricordava dolorosamente ciò che aveva perso. 
Un errore imperdonabile. 
Il prodotto acquisiva in questo modo una sfumatura psicologica estremamente negativa e le aziende si coloravano di una patina di inerzia e insensibilità verso i propri clienti che chiunque si preoccupi del proprio mercato, effettivo e soprattutto potenziale, dovrebbe evitare come la peste. 
Qualcuno, dando prova di rapida adattabilità e sottile arguzia, ha tentato di adeguarsi il più rapidamente possibile. E in effetti non ci voleva poi tanto. La pubblicità ti è costata milioni e non la vuoi buttare nel cesso? Basta una didascalia finale, o una piccola aggiunta, e tutto assume una nuova coerenza. Il bambino corre felice con gli amici, tutti si abbracciano dopo la partita? La didascalia finale recita: "Recupereremo ciò che abbiamo perso". La madre afferra felice una merendina e la porge ai figli? Si aggiunge l'immagine di un medico, su cui campeggia un "grazie" a lettere capitali. 
Molte aziende e agenzie pubblicitarie non hanno tardato a comprendere la portata dell'infinita serie di opportunità che gli si dischiudeva davanti. Famiglie con le mascherine, persone coi camici che attraversano luminose corsie d'ospedale, gente che si saluta sorridendo dopo avere a lungo atteso. Lo sforzo comune, la solidarietà, l'abbraccio collettivo: tutti simpatici concetti dal fortissimo appeal commerciale.
Chiaramente il ferro va battuto finché è caldo. La gente sta già dimenticando e le opportunità fuggono via veloci. Il marketing è una questione di tempestività, consiste nel saper afferrare il momento. 
Mi direte che tutto ciò potrà essere capitalizzato fino ad un certo punto, che gli effetti di tutti questi sforzi sono destinati ad annullarsi a breve, vista la rapida spinta alla normalizzazione attualmente in corso. Ma a tutti gli aspiranti Pubblicitari e Social Media Manager che mi seguono voglio dare un segnale positivo: non disperate, perché c'è sempre la possibilità di una seconda ondata. 

Ok, questo è quanto per oggi. Per ora vi saluto, ma ci risentiremo presto per la seconda parte della nostra rubrica. 
E ricordate sempre che #ilmarketingnonsiferma. Mai. 

Antonio Francesco Maria De Cupis 
CSMM&CCMG (Certified Social Media Manager & Cross-Cultural Marketing Guru)

[Immagine inserita in apertura: "L'uomo e la macchina" di Carlo Grifone]

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